rivoluzione verde

Quasi due miliardi in più per il capitolo “green” nel Piano del Governo appena approvato, che promette la “rivoluzione verde”

Quasi due miliardi in più per la rivoluzione verde, il capitolo al quale il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che il governo Draghi ha appena inviato alle Camere in vista della discussione parlamentare e del successivo voto, assegna la dote più significativa, ora pari a 59,33 miliardi (contro i 57,5 miliardi delle ultime bozze del Pnrr). A questi si aggiungono 9,3 miliardi provenienti dal fondo complementare (il “fondone”), finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei ministri lo scorso 15 aprile.

In totale, dunque, 68,6 miliardi sui 222,1 miliardi assicurati dal Recovery Plan e dal fondo aggiuntivo. Fin qui i numeri, ma scorrendo le pagine del Piano appena inviato al Parlamento sono tante le novità presenti nel testo rispetto alle tabelle e alle bozze circolate nei giorni scorsi.

Nel piano il destino del Paese

Nell’apertura del suo discorso il Premier Mario Draghi ha sottolineato: «Sbaglieremmo tutti a pensare che il Pnrr pur nella sua storica importanza sia solo un insieme di progetti, di numeri, scadenze, obiettivi.  Nell’insieme dei programmi c’è anche e soprattutto il destino del Paese». Rivolgendosi all’aula ha poi aggiunto: «Metteteci dentro le vite degli italiani, le attese di chi ha sofferto la pandemia, l’aspirazione delle famiglie, le giuste rivendicazioni di chi non ha un lavoro o di chi ha dovuto chiudere la propria attività, l’ansia dei territori svantaggiati, la consapevolezza che l’ambiente va tutelato e rispettato».

Primo obiettivo è riparare danni pandemia

«Il Recovery ha tre obiettivi – ha spiegato Draghi -: il primo con un orizzonte ravvicinato è riparare i danni della pandemia, che ci ha colpito più dei nostri vicini europei, il pil caduto è dell’8,7%, i giovani e le donne hanno sofferto di più il calo dell’occupazione. Le misure di sostegno hanno attutito l’impatto sociale ma questo si è sentito sulle fasce più deboli».

Nel complesso 248 miliardi di euro

Oltre al Pnrr da 191,5 miliardi e al Piano complementare da 30,6 miliardi, ha detto Draghi, «sono stati stanziati, inoltre, entro il 2032, ulteriori 26 miliardi da destinare alla realizzazione di opere specifiche». «È poi previsto il reintegro delle risorse del Fondo sviluppo e coesione, utilizzate nell’ambito del dispositivo europeo per il potenziamento dei progetti ivi previsti per 15,5 miliardi. Nel complesso potremo disporre di circa 248 miliardi di euro».

Sud priorità con oltre 50% risorse infrastrutture

«La crescita del Mezzogiorno – ha sottolineato – rappresenta l’altro aspetto prioritario trasversale al Piano. Il potenziale del sud in termini di sviluppo, competitività e occupazione è tanto ampio quanto è grande il suo divario dal resto del Paese. Non è una questione di campanili: se cresce il sud, cresce anche l’Italia. Più del 50% del totale degli investimenti in infrastrutture – soprattutto l’alta velocità ferroviaria e il sistema portuale – è diretto al sud».

Giovani tra maggiori beneficiari Pnrr

«I giovani saranno tra i principali beneficiari di tutto il Piano. Gli investimenti e le riforme sulla transizione ecologica, di questa “rivoluzione verde”, creeranno principalmente occupazione giovanile. La creazione di opportunità per i giovani nel mondo del lavoro sarà anche l’effetto naturale degli interventi sulla digitalizzazione che, tra l’altro, consentiranno di completare la connettività delle scuole». Draghi ha spiegato che «oltre al piano agli asili nido, di cui ho già parlato, i giovani beneficiano dalle misure per le infrastrutture sociali e le case popolari. E in un prossimo decreto, di imminente approvazione, sono previsti altre risorse per aiutare i giovani a contrarre un mutuo per acquistare una casa. Sarà possibile non pagare un anticipo, grazie all’introduzione di una garanzia statale».

Nessun taglio al superbonus: impegno per proroga nel 2023

«Per il Superbonus al 110% – ha detto Draghi – sono previsti, tra Pnrr e Fondo complementare, oltre 18 miliardi, le stesse risorse stanziate dal precedente governo. Non c’è alcun taglio. La misura è finanziata fino alla fine del 2022, con estensione al giugno 2023 solo per le case popolari. È un provvedimento importante per il settore delle costruzioni e per l’ambiente. Per il futuro, il Governo si impegna a inserire nel Disegno di Legge di bilancio per il 2022 una proroga dell’ecobonus per il 2023, tenendo conto dei dati relativi alla sua applicazione nel 2021, con riguardo agli effetti finanziari, alla natura degli interventi realizzati, al conseguimento degli obiettivi di risparmio energetico e sicurezza degli edifici».

Sul lavoro 22 miliardi: focus su gap genere

«La quinta Missione – ha spiegato il premier illustrando il Pnrr – è destinata alle politiche attive del lavoro e della formazione, all’inclusione sociale e alla coesione territoriale. I fondi destinati a questi obiettivi superano nel complesso i 22 miliardi. Ulteriori 7,3 miliardi di interventi beneficeranno delle risorse di React-Eu». Draghi ha aggiunto: «Sono introdotte misure a sostegno dell’imprenditorialità femminile e un sistema di certificazione della parità di genere che accompagni e incentivi le imprese ad adottare politiche adeguate a ridurre il gap di genere».

Monitoraggio al Mef, cabina di regia a Palazzo Chigi

«Le funzioni di monitoraggio, controllo e rendicontazione e i contatti con la Commissione europea sono affidati al ministero dell’Economia e delle Finanze. Infine, è prevista una cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio, con il compito tra l’altro di interloquire con le amministrazioni responsabili in caso di riscontrate criticità nell’attuazione del Piano».

Concorrenza: impedire fondi solo a monopolisti

«Il Piano vuole anche impegnare governo e Parlamento a una continuativa e sistematica opera di abrogazione e modifica delle norme che frenano la concorrenza, creano rendite di posizione e incidono negativamente sul benessere dei cittadini. Questi principi sono essenziali per la buona riuscita del Piano: dobbiamo impedire che i fondi che ci accingiamo a investire finiscano soltanto ai monopolisti».

«A questo fine assume un ruolo cruciale la legge annuale sulla concorrenza – prevista nell’ordinamento nazionale dal 2009, ma realizzata solo una volta nel 2017».

Parlando ancora di concorrenza Draghi ha spiegato: «Intendiamo varare norme volte ad agevolare l’attività d’impresa in settori strategici come le reti digitali e l’energia. Alcune di queste norme sono già individuate nel Piano, ad esempio il completamento degli obblighi di gara per i regimi concessori oppure la semplificazione delle autorizzazioni per la realizzazione degli impianti di gestione dei rifiuti».

Vediamo nello specifico, per i vari settori, quali sono e saranno i progetti perseguibili.

Agricoltura sostenibile ed economia circolare

Il totale assegnato alla prima delle quattro componenti in cui è articolata la Missione 2 del Pnrr “Rivoluzione verde e transizione ecologica” è pari a 5,27 miliardi (5,3 miliardi nella bozza che era entrata nel Cdm di sabato 24 aprile). In questo capitolo, le novità dell’ultima ora sono rappresentate dalle comunità green e dalla voce “cultura e consapevolezza su temi e sfide ambientali”.

Due tasselli che, per la verità, erano apparsi nelle tabelle circolate a metà settimana sul Piano, ma erano poi state depennate nella bozza finita sul tavolo del Consiglio dei ministri.

Ora, invece, riappaiono: 140 milioni per le green communities, le comunità intelligenti e verdi nelle aree montane, già previste dalla legge 221/2015 ma rimaste inattuate e per le quali si è molto battuta l’Uncem (Unione nazionale Comuni, Comunità ed Enti montani) attraverso il suo presidente Marco Bussone.

Altri 30 milioni, invece, andranno alla voce cultura e consapevolezza su temi e sfide ambientali.

Energia rinnovabile, idrogeno, rete e transizione energetica e mobilità sostenibile

Su questo fronte, il Pnrr riserva nel complesso 23,78 miliardi (meno dei 26,56 miliardi delle ultime bozze).

La principale differenza nei numeri si intravvede guardando le risorse riservate allo sviluppo di un trasporto locale più sostenibile, in funzione della rivoluzione verde: l’asticella, infatti, è scesa dai 10,18 miliardi delle ultime bozze a 8,58 miliardi del testo trasmesso al Parlamento.

E il calo più significativo riguarda la voce “rinnovo flotte bus, treni e navi verdi” (da 5,32 ai 3,64 miliardi del piano pubblicato sul sito del governo).

Sale, invece, seppur di poco la dote che dovrà servire a costituire delle filiere nazionali su alcuni degli assi clou della transizione green: da 1,65 a 2 miliardi.

E, accanto a rinnovabili e batterie (dotazione immutata, un miliardo), bus elettrici (da 450 a 300 milioni) e idrogeno (450 milioni), riappare anche una quarta filiera che era presente nelle prime tabelle, vale a dire quella del supporto a start-up e venture capital attivi nella transizione ecologica (250 milioni come nelle prime tabelle).

Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici – rivoluzione verde –

Qui la prima, grande, differenza è nel totale delle risorse: 15,22 miliardi nell’ultimo testo rispetto ai circa 11,5 miliardi delle bozze circolate alla vigilia del Cdm di sabato 24 aprile.

L’incremento riguarda quasi totalmente la voce “ecobonus e sismabonus fino al 110% per l’efficienza energetica e la sicurezza degli edifici”, collegata al sostegno del superbonus, al centro di un duro scontro alla vigilia del Cdm di sabato 25 aprile, che passa da 10,26 miliardi a 13,81 miliardi, 3,5 miliardi in più.

Tra le novità dell’ultima ora, ci sono poi 200 milioni previsti per lo sviluppo dei sistemi di teleriscaldamento. Anche in questo caso, l’investimento era stato individuato nelle prime tabelle ma depennato nelle bozze successive.

Adesso, invece, è ricomparso: le risorse serviranno a garantire lo sviluppo di 330 chilometri di reti efficienti e la costruzione di impianti o connessioni per il recupero del calore di scarto per 360 megawatt.

Tutela del territorio e risorsa idrica

Se si guarda all’ultima riga della quarta componente della Missione 2, anche in questo caso c’è uno scarto tra le risorse previste dal Pnrr trasmesso alle Camere e il livello individuato nelle ultime bozze: 15,06 miliardi contro i 14,15 miliardi dei testi circolati nei giorni scorsi.

La dotazione aggiuntiva è servita ad assicurare il ripristino di alcune voci che, come per gli altri casi fin qui riportati, erano presenti nelle prime tabelle per poi sparire nelle bozze successive. Si tratta della bonifica dei siti orfani (500 milioni), cioè quei siti per i quali le procedure di bonifica sono in carico alla pubblica amministrazione, e del ripristino e della tutela dei fondali e degli habitat marini (400 milioni), sempre in funzione della rivoluzione verde in atto.

Dove, si legge nel Pnrr, «il piano sviluppato prevede interventi su larga scala finalizzati a invertire la tendenza al degrado degli ecosistemi mediterranei potenziandone la resilienza ai cambiamenti climatici e favorendo il mantenimento e la sostenibilità di attività fondamentali non solo per le aree costiere, ma anche per le filiere produttive essenziali del Paese (pesca, turismo, alimentazione, crescita blu)».

 

La rivoluzione verde nel Recovery Plan, al via finanziamenti e progetti
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